PERCHE' SI DICE..."Il gioco non vale la candela?"
Il gioco non vale la candela è una locuzione utilizzata per intendere l'inutilità di compiere un sacrificio o svolgere una commissione particolarmente impegnativa e difficile perché ciò non porterebbe ad ottenere un qualcosa di adeguato valore.
L'espressione ha origini rinascimentali. Ai questi tempi, non esistendo ovviamente l'energia elettrica, l'unico modo per svolgere una qualsiasi attività notturna era l'utilizzo di candele o lampade a olio. Poichè però le candele si consumavano abbastanza velocemente, il loro acquisto poteva finire per essere una spesa ingente, specie per le famiglie meno abbienti. Per questo motivo, tra i giocatori di carte, c'era l'usanza di lasciare una candela (in rari casi invece, una piccola somma di denaro) al padrone di casa o al titolare della locanda che li ospitava.
Tra i giocatori d'azzardo è nota la possibilità di perdere ingenti somme di denaro al gioco per poi, alla fine, godere di sole piccole vittorie. E anche a quel tempo, capitava spesso che il giocatore perdesse molti soldi e vincesse così poco da non riuscire, con quel denaro, a coprire le spese della sua candela o quella che lasciava al proprietario della magione. Da qui, di conseguenza, nacque il detto.
C'è da ricordare che ne esistono anche due varianti, solitamente però molto meno utilizzate. Nella prima il detto diviene è più la spesa che l'impresa; mentre nella seconda, originaria della Svizzera italiana, diviene Il santo non vale la candela.
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